ASSOCIATION BENJAMIN FONDANE

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Benjamin Fondane en traduction

 

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1. Traductions en italien

La traduction de Baudelaire et l'expérience du gouffre  Luca Orlandini : Baudelaire e l’esperienza dell’abisso, Nino Aragno, 2014.

Nous sommes heureux de répercuter les articles de presse qui viennent de paraître au sujet de l'impressionante traduction de Baudelaire et l'expérience du gouffre de Benjamin Fondane chez l'éditeur Nino Aragno:

 

 
abysso fondane baudelaire
 

Baudelaire, come molti altri classici del canone occidentale, è stato oggetto di una mole ipertrofica di saggi critici, la maggior parte dei quali inconsistenti e privi di spunti davvero innovativi. Inoltre, alcuni contributi accademici scritti appena una decina di anni fa oggi risultano già del tutto inutili o illeggibili: del resto, non c’è niente di letterario che invecchi peggio della cattiva critica.

Tra i pochi saggi critici che resistono al tempo, ci sono, invece, spesso, quelli nati al di fuori degli accademismi e delle mode contingenti. È il caso dell’affascinante monografia Baudelaire et l’expérience du gouffre di Benjamin Fondane, finalmente tradotta in italiano per cura di Luca Orlandini (Baudelaire e l’esperienza dell’abisso, Aragno, pagine 454, euro 25).

Oggi quasi dimenticato, Fondane è stato un poeta e filosofo di singolare rilievo nell’ambito della cultura europea del primo Novecento: dalla Romania, dove era nato nel 1898, si trasferì, a partire dagli anni venti, in Francia, dove, fra l’altro, tradusse e divulgò l’opera del grande filosofo russo Šestov, che esercitò su di lui un influsso decisivo. Nell’ultimo periodo della sua vita, Fondane fu quasi totalmente assorbito dalla monografia baudelairiana, a cui però non poté dare l’ultima rifinitura, perché morì tragicamente nel campo di concentramento di Auschwitz nell’ottobre del 1944. Il libro fu pubblicato postumo nel 1947, nello stesso anno del tanto più osannato Baudelaire di Sartre. Per l’Italia, occorre ricordare una tempestiva recensione, sostanzialmente elogiativa, di Benedetto Croce, che giudicava Fondane uno tra i più interessanti scrittori francesi contemporanei.

Però, come fa notare Orlandini (che, insieme a questa traduzione, ha pubblicato l’ampia guida alla lettura La vita involontaria. In margine al «Baudelaire e l’esperienza dell’abisso» di B. F., Aragno, pagine 312, euro 20), il volume di Fondane, in Italia, come in Francia, suscitò un’eco piuttosto limitata: se volessimo usare il brutto gergo attuale, diremmo che il suo impact factor fu decisamente scarso. Eppure, a rileggere il libro oggi, si direbbe che molti critici, anche illustri, vi abbiano attinto a piene mani, senza però citarlo esplicitamente. Fa eccezione Emil Cioran, che, al contrario, dichiarò sempre apertamente la sua grande considerazione nei riguardi di Fondane (tanto da consacrargli uno dei suoi Esercizi di ammirazione) e affermò addirittura che Baudelaire e l’esperienza dell’abisso era la cosa più profonda che fosse mai stata scritta sull’autore dei Fiori del male.

Ma quali erano tesi di Fondane su Baudelaire? Distinguendosi drasticamente da quegli interpreti che, come Paul Valéry, avevano esaltato Baudelaire per la straordinaria consapevolezza critica e per la compostezza quasi classica di alcuni suoi componimenti, Fondane afferma che il poeta francese è, suo malgrado (come si sa, Baudelaire cercò sempre di ridimensionare l’importanza dell’ispirazione), un posseduto, un poeta ispirato, acceso da quell’entusiasmo di cui parlano i Dialoghi di Platone.

La grandezza letteraria di Baudelaire non risiede quindi, secondo Fondane, in una poetica teorica, stabilita a priori, ma, all’opposto, in un’esperienza abissale, non riconducibile alla consapevolezza razionale: «al contrario di quello che aveva sempre sostenuto, la nuova estetica cui egli [Baudelaire] ci introduce è puramente sperimentale, a posteriori, è stata elaborata al di fuori di ogni procedimento e ogni legge». Il centro di tutto l’universo poetico di Baudelaire è, per l’appunto, l’esperienza pascaliana del Gouffre (l’Abisso), a cui è intitolata una celebre lirica dei Fiori del male, un’esperienza nella quale Fondane riconosce una forma singolarissima di religiosità.

Tra i capitoli densi e ricchissimi di riferimenti filosofici e letterari, colpiscono particolarmente quelli in cui Baudelaire è messo a confronto con Kafka per il tema dell’Assurdo. In queste intense pagine Fondane svolge i temi essenziali della sua disincantata filosofia esistenziale: il Male, il Nulla, l’irrazionalità della storia e, appunto, l’assurdità dell’esistenza, che egli stava sperimentando sulla propria pelle, nella consapevole imminenza della sua tragica fine. Del resto, discorrendo di Baudelaire, Fondane parla anche, e soprattutto, di se stesso e questa sua opera estrema può senz’altro considerarsi il suo inquieto testamento spirituale.

@RaoulBruni
 

Bianca Caravelli
"Baudelaire il poeta perfecto"


 



 
 

2. Traductions en anglais                                                   retour à l'index

 
Le travail de traduction de Benjamin Fondane en anglais en cours. Plusieurs traducteurs travaillent à cette entreprise difficile et combien nécessaire pour la diffusion de son oeuvre dans le monde anglo-saxon. Nous rappelons que ces traductions sont sous copyrights et que leur usage est réservé. Pour toute reproduction vous êtes priés de contacter leurs auteurs par l'intermédiare du site Benjamin Fondane.

TRADUCTION DE ANDREW RUBENS ET HENRY KING

Andrew Rubens et Henry King ont commencé une traduction d'"Ulysse" avec la plus grande rigueur et atteindront bientôt le but de leur labeur. Ils nous ont soumis des échantillons de leur travail que nous reproduisons avec plaisir en rappelant à nos lecteurs, membres et abonnés que les copyrights sont réservés pour tout usage de ces textes.
 
"Traduction de variante"
(Le Mal des fantomes, pp.21-23, Verdier Poche, 2006)
par Andrew Rubens et Henry King


 
traduction Ulysse andrew


TRADUCTIONS DE NATHANIEL RUDAVSKY-BRODY

Nous avons le plaisir de présenter quelques traductions de Nathaniel  Rudavsky-Brody autorisées par leur auteur.

http://www.theadirondackreview.com/benjaminfondane.html

Ces traductions de poèmes ont été publiés en ligne par Adirondack Review : SUMMER 2012 - VOLUME XIII - NO. 1

Three Poems by Benjamin Fondane
translated by NATHANIEL RUDAVSKY-BRODY

The Refusal of the Poem
 
The daughters of song came:
“Would you take us, naked,
our lips lavender scented?”
 
– I dream of valleys in Finland
where soldiers of ice sleep.
 
The salt virgins of the poem
said, “it is time we were loved.
We are naked under our skin.”
 
– I dream of watery ships
drowned behind glass.
 
The supple whores of my dream
call to me, “let go, dive in
where the fish are fresh and dumb.”
 
– I dream of Germany's prisoners
gaunt beneath the whip ...
 
The sweet mothers of sleep
coo, “go to bed, your big toes
pointing to the tip of sleep.
 
The Sleeping Beauty in man
lives on kisses alone...”
 
– I dream of the vast embers
that flare around the earth ...
 
The toothless hag of death
said, “each horse has its bit.
Your lot is a slow death.
So like it or not, sing!
No one has a right to mercy.
What do you think, vague shade?”
 
– My dearest, I dream of Prague.
I don't hear, I no longer hear
the prayers of her synagogues.
 
1943
 
 
 
 
 
Letter Not Sent
 
I write. Has anything in this world changed?
You write. We're so afraid, both of us,
to recognize that in our hearts it's snowing
and that we are dead, one to the other.
 
I died bit by bit without noticing.
You died little by little, without a cry.
By degrees the heat escaped our letters;
the rose has given way to the snow-drop.
 
Sometimes I remember you were pretty.
Do you recall that I was sharp and fresh?
Yet of course, we've kept the same manners
since time stopped counting the hours of its absence.
 
You and me... together we've read a book;
a marvelous and full book; each detail
cast its troubled stain-glass light inside us;
no one can read that book without opening us.
 
What will become of it, now that I am farsighted,
your eyes are going bad, now that the book too
must have donned a pair of thick glasses, have aged?
Now that neither of us can read it anymore?
 
You say there are snatches that remain – “I love you.”
Ah, the nails keep growing when the corpse is cold;
others have said those words I spoke for you,
others have lived their lives by the light of these candles.
 
Later, when we were lost, I tried myself
to say again, “I love you”; and the words sounded
like a stone thrown in the water; I was surprised
they could make a ring at all in the smooth water.
 
Would you have tried as well?... I was so far.
That's how we broke the spell ourselves.
You cannot weep the same tear twice;
you cannot call out to gods you have betrayed.
 
Each passing day erases more of you
in me. Don't cry. You go, but there are holes
left in the wall where the nails rusted;
and when you've gone completely from me
 
nothing will be left but a sieve where cheerful
water will sing. Oh yes, you will be dead in me –
my dear. Dead in one who is dead. And like that
we will stay side by side, always apart.
 
I write.  Do you understand? I've nothing to say.
And yet I grip you, oh you who are
a glacier that begets in the water
a reflection that would replace what creates it.
 
 
 
 
 
Over There
 
They all left for America.
   First was the son
(damn fate! They were too many
   for the old tune)
 
then the little sister who could sew,
   who had a pair
of worn millstones for lungs
   grinding the air.
 
Then life went on a spell, not taking
   another one;
at last they put everything on the Ark,
   and soon were done
 
preparing their departure: grandparents,
   the stove-pot, bags
packed with last of their garlic-
   pungent rags.
 
Only the ancestors (what to do?)
   would have to stay
in a land that wasn't theirs, blessing
   Saturday.
 
From time to time, an errant scrap
   of letter bore
shipwrecks, baptisms, a postscript: “Soon
   we may touch shore...”
 
Then silence. For the dead was held
   the ceremony
according to the Law, and the land's
   monotony.
 
Time strung and unstrung his bow
   turning around
and the house crumbled like a boat
   that's run aground.
 
The bricks went missing one by one,
   the roof the same;
they were busy building in Heavenly
   Jerusalem.
 
But the melancholy grass
   in the yard still dreamed
of postmarks from America
   that never came.
 
They heard the diligence arrive
   from who knows where,
then drive on into the silence
   of the stifling air.
 
Each neighbor, lost in his own silence,
   could only nod,
“And if it was the diligence
   of the living God?”
 
One by one they came out of doors
   into the evening,
considering the strange occurrence
   they had just seen.
 
For a while that lingering wax museum
   but dimly lit
tossed in their minds like a poorly
   anchored ship.
 
They felt a little nostalgic
   for the great departures
then lit their evening candles
   and samovars.
 
A long, unearthly whisper of prayer
   and turning pages
enveloped like a canopy
   the villages
 
as each, lost in his own silence,
   could only nod,
“And if it was the diligence
   of the living God?”
 
1944

 

3. LA TRADUCTION DES OEUVRES DE BENJAMIN FONDANE
(par Olivier Salazar-Ferrer)

TRADUCTION DE LA CHANSON DE L'EMIGRANT EN ANGLAIS

 
Les traductions des poèmes de Benjamin Fondane sont en réalité très anciennes: Fondane s'est soucié très tôt des traductions de ses poèmes en espagnol et une étude complète de traductologie fondanienne serait très utile. En 1948, une traduction de la 'CBerceuse de l'émigrant' paraissait dans 'From Apollinaire to Aragon - Thirty Modern French Poets, translated by W.J. Strachan chez Methuen and Co.  Ce poème fait partie de la vague de publication qui suivit la nouvelle de son assassinat en camp de concentration à la libération et qui porta avec elle une reconnaissance provisoire et fragile du poète.



2. Traductions en espagnol                                  Retour à l'index

Dossier: Pablo Neruda traducteur de Benjamin Fondane (Olivier Salazar-Ferrer)
 
Pablo Neruda a traduit des poèmes de Fondane publiés dans le volume 44 poetas rumanos (1967). Nous publions ici la traduction de "poème 23" extrait d'Ulysse. Nous renvoyons à l'article très intéressant de 2009 publié dans Escritural (en espaagnol) de Gabriela Capraroiu (University of California, Los Angeles): http://www.mshs.univ-poitiers.fr/crla/contenidos/ESCRITURAL/ESCRITURAL1/NERUDA/CAPRAROIU/Capraroiu.html#Anchor-Viajero-44867
 
 
  ...mais l'homme où est-il l'homme?
 

l'homme rit il salue l'après-midi du sang
il s'étonne d'avoir du retard sur lui-même
les intestins des routes se gonflent dans son cœur
où iras-tu où ira-t-il
les enfents lui arrachent les reins feuille par feuille
ils le prennent pour cible à leur mots nouveaux
ils ont de l'appétit à manger de l'homme
mais il se cache sous la paupière de ses muscles
nu comme ces poissons dont on ne pêche que l'éclat
il fait le plongeon dans le rêve
le voici plein des phospohorescences du sommeil
le silence le suit d'une lampe
d'une tache de graisse l'esprit
mais une aube iréelle
le mer y brosse ses cheveux
il court affolé comme un chien de chasse
et c'est toujours au plus profond
il caresse les joues des forces qu'il dénoue
signes et jus
cette richesse l'ahurit d'être absente
il jette les oiseaux à pleins mains
solitudes où se retirent les bateaux mourants
— qui es-tu quiétude
quel est l'oubli qu'il faut asseoir sur ses genoux
quel grand morceau de terre passer sous
le silence
qui choisir de la vie méchante ou de la mort
qp tuer?
désir, lâche mon pied de ton piège à loups
assez de ces miroirs où s'abrutit le nu
la fraise n'est que la veine ouverte de la pierre
les sources se font vérifier par le foie
le printemps, lui aussi, viendra parler
aux foules
— donnez-moi autre chose
tant d'objets imprévus minéraux
il leur faudra des noms suffisamment obscurs
naissances croissances désordres nouveaux
donnez-moi autre chose
une nouvelle foi simple et ferrugineuse
une nouvelle langue dentifrice et minérale
une nouvelle mort vous dis-je.


Pero el hombre, ¿dónde está el hombre?
 

el hombre ríe—y saluda el mediodía de la sangre
y se sorprende por haber llegado tarde a su propio encuentro,
los intestinos de las rutas le hinchan el corazón
¿dónde irás? ¿dónde irá?
los niños le arrancan los riñones hoja por hoja
lo toman como blanco de las nuevas palabras
quieren devorar hombre
pero él se oculta bajo los párpados de sus músculos
desnudo como aquellos peces de los cuales se pesca el brillo
se zambulle en el sueño
helo aquí lleno de sueño fosforescente
el silencio lo sigue con su lámpara
el espíritu con una mancha de grasa
pero un alba irreal
allí peina el mar su cabellera
y el hombre se desboca como un lebrel de caza
y es siempre más profundo
acaricia las mejillas de la fuerza que desata
signos y jugos
con su ausencia lo asusta esta riqueza
arroja a plenas manos los pájaros
soledad donde los barcos se retiran a morir
¿quién eres tú, quietud, cuál es el olvido
que debe sentarse sobre nuestras rodillas
qué gran trozo de tierra sumergir en el
silencio
qué escogeremos de la vida malvada o de la muerte
a quién matar?
deseo deja libre mi pie de tu trampa de lobos
basta de esos espejos donde se envilece el desnudo
la fresa no es más que la vena abierta de la piedra
las fuentes se verifican por la fe
la Primavera también vendrá para hablar
a las masas
—dadme, dadme, otra cosa—
tanto objeto imprevisto y mineral
a los cuales colocar nombres suficientemente oscuros
nacientes crecientes nuevos
dadme dadme otra cosa
por ejemplo una fe nueva simple y ferruginosa
una lengua nueva dentífrica y mineral
una nueva muerte es lo que os digo.




















 
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